Intervista di Stefano Bonelli

Intervista a Mimmo Iervolino
di Stefano Bonelli in ocasione dell’uscita del CD “Attimi di Cielo”

Ciao Mimmo intanto ti debbo fare i complimenti per il tuo nuovo album “Attimi di cielo” che apparentemente sembra che abbia un titolo senza senso vuoi spiegarci qual è il significato del titolo?

Intanto grazie per l’intervista e per l’occasione che mi dai di dire una parola in più su questo nuovo lavoro discografico. Il titolo non mi sembra che a prima vista possa essere senza senso. Il Cielo richiama subito l’oltre. Forse è originale l’accostamento, in quanto il Cielo richiama l’Eternità non certo un attimo, eppure se ci si pensa è proprio nell’attimo presente, dove si può realizzare l’incontro con Dio. Le dodici canzoni dell’album, vogliono essere una finestra sull’Eternità per cui sono esse stesse degli attimi di Cielo, nel senso che descrivono da una parte il mio sentire Dio in determinati attimi della mia vita e nello stesso tempo danno l’occasione a chi le ascolta di sintonizzarsi in qualche modo su tematiche che possono aiutare ad incontrare Dio. Oltre ad essere finestre, possono rivelarsi dei veri e propri specchi o addirittura dei ponti verso l’Eterno. Specchi perché chiunque può ritrovarsi nelle mie stesse situazioni esistenziali di rapporto con Dio. Chi, infatti, ha sempre chiaro questo “sentire” Dio? Se esperimenti la sua assenza non puoi tirarti indietro dal dolore che ne consegue. La canzone “Perché io lo so” descrive proprio questa amarezza. L’assenza di Dio, che diventa Croce da abbracciare nella quotidianità nel momento in cui l’abbracci e la offri diventa possibilità manifestativa del vero amore. Sì, perché il vero amore richiede la donazione totale di sé senza aspettarsi nulla dall’altro. È quanto ci rivela Gesù sulla Croce. Così, “Ponte fra cielo e terra” è un’altra canzone dove cerco di descrivere l’avvenimento dell’abbraccio del dolore quotidiano e di come questo si trasforma in luce, in Sua Presenza, in Pace.

Quello che mi ha sorpreso del tuo disco è la varietà sonora delle canzoni per un disco che spazia tra un genere e l’altro, non pensi che questo potrebbe disorientare l’ascoltatore di turno?

Sono due i generi musicali che “sfrutto” per rivestire queste nuove canzoni: il pop (radiofonico) e la dance. Ma non voglio soffermarmi sui generi, li ho scelti perché mi domando sempre a chi voglio arrivare ed allora mi faccio prendere più dal desiderio di comunicare a più persone che dalla vena melodica d’autore che comunque viene fuori ascoltando le canzoni. Debbo ancora chiarire a me stesso se fossilizzarmi in un genere o continuare a comunicare. L’esigenza di essere il più comunicativo possibile mi viene dal fatto che sono prima sacerdote e poi musicista. Inoltre dopo gli studi sulla comunicazione sociale, non posso neanche permettermi di venir meno alla mia vocazione di evangelizzatore e di comunicatore. Comunque sia le canzoni si fanno ascoltare, meditare ed anche vedere. Infatti, i 12 videoclips che hanno come metafora principale il cielo, rendono ancora più fruibile il messsaggio. Sono stati inventati dalla mia professoressa di Multimedialità suor Caterina Cangià (f.m.a.), che insegna oltre che all’Università Pontificia Salesiana, dove io sto completando la laurea in Scienze delle Comunicazioni Sociali, anche alla Lumsa e all’Auxsilium. Le 12 tracce multimediali non sono dei semplici powerpoint, né dei veri e propri videoclip, alla MTV per intenderci, ma dei lavori finissimi realizzati con programmi multimediali molto professionali dove immagini e parole si intrecciano ed esplicano il contenuto della canzone. Sono immagini in note o note in immagini, dipende dalla prospettiva. La stessa professoressa è rimasta così soddisfatta del lavoro fatto che in un articolo da lei scritto per la rivista catechistica “Via verità e vita”, ha detto:

“La formazione continua a tutti i livelli dovrebbe aver luogo attraverso la realizzazione di progetti pratici e fruibili. Cito qui, come esempio di squisito contenuto e fattura, l’incantevole cd audio arricchito da tracce multimediali “Attimi di cielo”, del sacerdote-cantautore Mimmo Iervolino. Canzoni ricche di contenuto evangelico, cantate su ritmi moderni e fruite attraverso un susseguirsi di immagini, linee e colori. Questo è annunciare il Regno come auspica il Direttorio” (Via, verità e vita, 203/2005, p. 48).
Il Direttorio per le comunicazioni sociali è un documento importante della Conferenza Episcopale Italiana (I Vescovi italiani), che è stato pubblicato ad ottobre scorso (2004), dà le linee generali per la Chiesa in Italia, riguardo al rapporto Chiesa e mezzi di comunicazione sociale.

Nella recensione ho scritto che una delle influenze almeno nella canzone “Ponte fra Cielo e Terra” è quella di Ivano Fossati sei d’accordo?

Onestamente non saprei. Ivano Fossati mi piace molto, ma non credo che questa canzone si possa paragonare al suo genere. Soprattutto per l’estensione della voce che ci vuole per cantarla. Ivano Fossati non ha un’estensione di voce grande, mentre a me in questa canzone mi esce l’anima soprattutto quando raggiungo la nota più alta, che corrisponde nel testo alla parola “estremo”. La frase è questa: “Fra Cielo e terra non c’è più distanza/fattosi estremo calato qui…”. Inoltre non mi sembra che sia un genere musicale suo. Con questo non voglio dire che non possa in qualche modo richiamarlo. Proprio domenica scorsa dopo un concerto un ragazzo mi ha detto che come canto somiglierei ad Edoardo De Crescenzo e come melodia a Pino Daniele. Insomma ognuno mi filtra coi suoi occhi. Consiglierei più di vederci Mimmo Iervolino nelle mie canzoni, ma so che è impossibile essere così originali in quanto siamo situati nel tempo e nello spazio. D’altronde da quello che sto studiando, la troppa originalità viene premiata con l’incomprensione. Con questo voglio dire, che neanche mi sognerei di copiare qualcuno, ma so che nemmeno si può essere senza radici musicali. Di musica ne ascolto tanta dalla classica a quella dei cantautori più importanti. Per questi ultimi sono spinto a farlo dal fatto che li sto studiando per la mia tesi di laurea sulla canzone d’autore italiana, per l’appunto. Mi piacerebbe innestarmi nel filone dei cantautori di razza, per adesso mi sforzo di farlo, può darsi che dopo lo studio approfondito, le radici mi si invigoriscono ancora di più e allora davvero potrò entrare in quella famiglia speciale dei cantautori… per adesso è solo una meta o una realtà ma che deve ancora maturare.

La copertina del cd c’è una figura seduta in atteggiamento contemplativo del cielo che lo circonda, come ti è venuta questa idea?

L’idea è venuta alla prof. Caterina Cangià dopo aver ascoltato le canzoni ed averne anche “usata” qualcuna per dei momenti di preghiera della sua comunità. Non ho fatto altro che approvarla perché esprimeva bene il contenuto del Cd.

Come mai secondo te la christian music almeno in Italia è costretta in una fascia diciamo così di nicchia e non riesce, se non per casi sporadici, ad uscire da questo ghetto che nessun artista del genere vorrebbe?

È una storia lunga che tra l’altro sto studiando per la mia tesi. In Italia c’è una parte di cultura laica, anticlericale, che detiene dal dopoguerra le redini. Nel dizionario di scienze e tecniche della comunicazione coprodotto dalla Elledici, Rai-Eri, c’è un articolo di G. Zizola “Cattolici e Mass Media”, che riporta, da un libro di Bernabei-Atri, la testimonianza dell’ex direttore della Rai, Ettore Bernabei. Quest’ultimo asserisce che in un incontro tenutosi a Washington nel primo dopoguerra (1946), sia avvenuta la spartizione del mondo economico, politico e sociale italiano. Riporto la citazione: “ai cattolici sarebbe andata la guida della politica, ai laici il controllo della finanza, dell’industria, dell’informazione, dell’editoria giornalistica” (pag. 154 del dizionario citato sopra). Da allora il mondo della cultura ha tentato in tutti i modi di nicchiare tutto quanto sia cattolico. Dentro ci sta anche la musica che facciamo noi: la christian music. C’è anche un altro problema dovuto sempre ad una arcigna critica di un pensatore marxista della famosa scuola di Francoforte, Adorno. Quest’ultimo mise nel cuore di tutti gli intellettuali (soprattutto di sinistra) la negatività della musica leggera prendendo in esame la canzonetta tou cours che imperversava in America negli anni venti-trenta, senza tener debito conto della musica Jazz, di quella impegnata dei cantautori che in Francia avevano dato un fondamento al modo di intendere la canzone impegnata e seria. Parlo di Brel, Brassens, Ferrè che poi influenzeranno i nostri grandi cantautori come De Andrè, Tenco, De Gregori ecc. Ma un’altra causa secondo me va vista anche nel cosa si intende col termine cultura. Se si intende secondo un letterato inglese, Arnold, “Ciò di meglio pensato e conosciuto dall’uomo”, capite che ci troviamo subito fuori. La canzone popolare, la canzone d’autore e poi quella leggera, devono solo andare al macero. Ma se per cultura s’intende tutto quanto l’umanità sa pensare e creare ecc., come teorizzarono i fondatori dei “cultural studies” di Birmingham, Williams, Hoggart, Thompson e Hall, anche le nostre canzoni avrebbero, se non altro, un valore culturale. I “Cultural studies” in Italia non sono approdati (nel senso che abbiano innescato studi culturali, nel senso di Hall e company, anche in Italia), né tantomeno se ne vuol parlare. Intanto si fa esperienza quotidianamente della difficoltà di far capire, la nostra canzone d’autore cristiana, che non viene capita dalle istituzioni al vertice della Chiesa, forse per la precomprensione su come intendere la “cultura”. Infatti, nella Chiesa sembra si prediliga il primo modo, ossia che sia culturale solo il meglio pensato dall’umanità, e dunque ci troviamo fuori dalle logiche di palazzo ed è inutile anche parlarne. Forse ultimamente c’è stato uno spiraglio.
Nel Direttorio sulle Comunicazioni Sociali c’è un articoletto riguardo alla musica leggera (n° 166). Vi si legge: “Di altro tenore e rilevanza è la musica leggera. Più che un medium, è un messaggio veicolato da altri media, prima di tutto la radio (già non sarei d’accordo, perché la canzone è un medium. Lo dicono i tanti sociologi e musicologi che studiano da una vita il fenomeno). Attirando soprattutto tanti giovani, non può restare estranea all’attenzione pastorale della Chiesa. Occorre saper distinguere tra prodotto puramente commerciale, privo di creatività e spessore, e ciò che invece è destinato a durare, perché espressione creativa dotata di originalità. Notevole sviluppo ha avuto recentemente la musica leggera attenta ai contenuti cristiani. Va seguita con simpatia e sostenuta, affinché si rafforzi sempre di più il nesso tra forza dei contenuti e incisività delle produzioni artistiche. Meritano attenzione anche esperienze e luoghi di aggregazione musicale dove molti giovani si ritrovano. La missione propria della Chiesa, chiamata ad essere vicina ad ogni uomo, non va tuttavia confusa con iniziative improprie, con il rischio di legittimare modelli di incontro privi di valori autentici”
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A chi si riferisce il direttorio? A noi cantautori di Christian Music o ai cantanti secolari che ogni tanto fanno qualche canzone che parla più o meno di Dio? E se questi un giorno subdorassero l’affare e ci togliessero di mezzo prima che potessimo dire la nostra? Certo è che è dura. Intanto per adesso la nostra canzone è snobbata dentro della Chiesa e fuori. Inoltre l’editoria cattolica orami ci ha chiuso le porte e non se ne parla proprio più di una canzone d’autore cristiana. Ci stiamo autoproducendo con enormi sacrifici e Dio lo sa quanto si soffre vedendo i contratti che ci propongono etichette indipendenti che oltre a pretendere il master gratuitamente pretendono di prendersi i diritti d’autore e più del 94% sulle vendite e inoltre ti devi comprare a prezzi esagerati almeno 2000 Cd. Contratti così in ambito cattolico, sono un’offesa alla persona e, se pure sono leciti perché una volta firmati sono legali a tutti gli effetti, davanti a Dio costituiscono un’offesa grave a quella morale che pone al centro i diritti fondamentali dell’uomo. Se poi è una suora che ti propone un tale contratto davvero devi ricentrare la tua fede che da una parte diventa più solida e dall’altra ti mette in condizione di non poter aver fiducia più di nessuno. Dunque in Italia siamo stati ghettizzati, siamo davvero gli ultimi degli ultimi, spero che almeno in Paradiso ci facciano cantare!

Sei d’accordo se dico che la christian music per coinvolgere di più i giovani debba, permettimi il termine, venire a compromessi fatti saldi i suoi paletti ?

Scusami ma non ho capito la domanda. Comunque provo a risponderti per quanto abbia capito. I compromessi? Quali? Con chi? Per adesso non mi sono svenduto a niente e a nessuno. Sono andato avanti credendo in quello che facevo e quando ho dovuto dire di no a contratti infami, l’ho fatto perché sentivo che non potevo svendermi a prezzo di un successo ambiguo. D’altronde come potrei cantare Dio se il cuore mi rimproverasse scelte di comodo e tradimenti a quello che ritengo di avere di più sacro: l’onestà? Con questo non voglio dire che sono un eroe, ma davvero mi sforzo di essere coerente con quello che credo. Mi aiuta anche l’essere innestato in una comunità sacerdotale. Pur essendo sacerdote diocesano vivo con altri sacerdoti. Abbiamo in comune la spiritualità del Movimento dei Focolari. Da solo davvero mi sarei perso, probabilmente con tutto quello che mi è successo, a quest’ora non sarei neanche più sacerdote. Per essere più incisivi coi giovani non credo che si debbano fare compromessi. Oggi è difficile parlare alle nuove generazioni non perché il discorso della Chiesa e di Gesù sia duro da sentire o antiquato, è che i ragazzi vengono indottrinati dall’ideologia del nulla, da tutti i media, tanto che anche a scuola i professori, gli insegnati, hanno la difficoltà di parlare con loro. Se l’industria culturale li usa e li forma al consumo e all’assenza di sacrifici, all’assenza di regole e valori, proponendo immensi intrattenimenti, come se il mondo fosse Walt Disney, mi dici cosa possiamo dire noi a questi ragazzi? È una lotta impari. Secondo le stime i ragazzini stanno da tre a quattro ore al giorno davanti alla tv (radio o internet), altrettante con il “branco” (gli amici trasgressivi). Facendo la somma imparano più dalla tv, dalla radio, da internet, che dalla famiglia o dalla scuola. La nostra canzone cristiana che dovrebbe fare, i miracoli? Mi sono inventato la christian dance music, che da un po’ di tempo non ho neanche voglia più di farla, perché mi costa un immenso sacrificio, ma ai concerti oramai mi conoscono a causa di questa, e sta diventando la mia croce. Intanto i ragazzi quando c’è l’animazione della dance, ci sono tutti, come si indugia su canzoni più riflessive, incominciano a sbuffare. Che dobbiamo fare? Coi capelli bianchi potrò continuare a sbattermi sul palco per fare animazione?

Qual è il brano i del tuo disco che più ti rappresenta?

Tutti mi rappresentano in quanto sono nati da momenti diversi della mia vita. Quello che a me piace di più per come è stato arrangiato e suonato, è “Amà”. Si tratta della canzone che ho dedicato a mia mamma che ora è in Cielo. È in napoletano, e la melodia si rifà alla grande tradizione della canzone napoletana dell’epoca d’oro. Un passaggio del testo nel ritornello l’ho preso in prestito da una poesia scritta per sua mamma, da un ex carcerato che ad un mio concerto ad Ischia, non solo volle che mi fermassi a cena a casa sua, ma mi regalò tutto un fascicolo di poesie scritte quando era in carcere. Questo carcerato non era anziano anzi era un ragazzo non ancora maggiorenne. Se quella sera avessimo dovuto suonare e cantare solo per lui, l’avrei fatto volentieri. È stato il frutto più bello di quel concerto, che mi ha messo in cuore il desiderio di continuare e di non mirare a cose troppo alte, ma a quelle piccole.

Nel tuo cd è presente una traccia multimediale assai interessante. In che modo pensi che internet sia efficace per quanto riguarda il discorso della nuova evangelizzazione?

La traccia multimediale sul CD è autonoma, non ha bisogno di internet per funzionare e dunque non capisco il nesso tra la traccia multimediale e internet. Comunque è certamente il medium che meglio si presta ad un feedback, ad un ritorno comunicativo quasi istantaneo. Bisogna solo far capire ai ragazzi, educandoli (se ci si riesce), che internet è un mezzo per comunicare, ma che la vera comunicazione avviene quando si è faccia a faccia. “In principio è la relazione” dice Buber, non una relazione mediata, ma diretta. Salvate dunque tutte le qualità relazionali personalistiche, internet sta bene accanto a tutti gli altri medium.

Stai già registrando nuovi brani in che modo saranno diversi rispetto al loro predecessore?

No, è appena uscito il Cd “Attimi di Cielo” come farei a pensare ad altre registrazioni. A parte che non avrei i soldi, per un’altra produzione e poi ho sofferto così tanto per questo Cd che mi devo prima svelenire e poi sarà quello che sarà.

Siamo giunti al termine dello spazio cosa vuoi aggiungere?

Grazie innanzitutto. Voglio finire con una cosa curiosa riguardo al Cd “Attimi di Cielo”. Quando Franco Cleopatra, l’arrangiatore, mi ha dato il master, in attesa che fosse pronta la traccia multimediale, l’ho nascosto per circa tre mesi nel tabernacolo di “Casa Abba” (la casa che mi ospita a Grottaferrata ha anche una cappellina con un piccolo tabernacolo, ossia la custodia dove si ripongono le particole consacrate, le ostie). Per tre mesi il master è stato custodito da Gesù Eucaristia. Proprio per questo penso e credo che le canzoni abbiano una “Grazia” in più. Basta crederci. Inoltre vorrei ricordare di far visita al mio sito che sto aggiornando spesso, perché sto facendo un corso di html. Me lo sto creando io con le idee che mi vengono giorno per giorno. L’indirizzo è: www.mimmoiervolino.it Qui si possono trovare tutti i testi delle mie canzoni ed anche si possono ascoltare. Bisogna solo avere l’ASDL altrimenti è una pena. Per gli ascolti è ovvio che si tratta di demo. Non ci sono le canzoni dall’inizio alla fine (mica so fesso?). Ciao e grazie ancora.

Updated: 16 luglio 2014 — 13:10

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